Description

ABSTRACT
Definendosi un “siculo europeo”, Bufalino, nella sua opera letteraria e poetica (in particolare L’amaro miele e Museo d’ombre) come nei suoi numerosi articoli giornalistici e interventi critici raccolti in volume (Cere perse, La luce e il lutto), elabora sonorità e significati che tentano di restituire le sfumature cromatiche e l’immagine a mosaico di una Sicilia che non è solo “metafora” – come ha avuto modo di scrivere Sciascia – di una civiltà mediterranea in continua trasformazione, ma anche uno spazio in cui, attraverso il dispositivo memoria, è possibile rivisitare un patrimonio storico-culturale, materiale e immateriale, capace di affermarsi come principio identitario in costante evoluzione. In questa prospettiva, lo spazio insulare siciliano diventa una fonte inesauribile di rappresentazioni e di autorappresentazioni sulle quali Bufalino sviluppa una personalissima poetica e un immaginario che restituiscono alla Sicilia la sua vocazione naturale di “isola-ponte” e di “isolaplurale” da sempre influenzata dal razionalismo europeo e da una sorta di magismo mitico che soffia con forza dalle rive meridionali del mare nostrum.
PAROLE CHIAVE: Bufalino; Sicilia; spazio mediterraneo; identità; frontiera; interculturalità.

Extrait
«La Sicilia non ha mai smesso di essere un grande ossimoro
geografico e antropologico di lutto e luce, di lava e miele.»
(Bufalino, Cere perse)

Maria Corti, nell’introduzione all’edizione delle Opere di Gesualdo Bufalino
(1996), scrive che in molti dei suoi testi letterari e saggistici l’autore esprime, attraverso il
dispositivo dell’ossimoro, il sentimento d’appartenenza ad uno spazio insulare liberato e
assediato, aperto e chiuso dalla doppia valenza geografica e simbolica del mare e, al contempo,
la volontà di inscriversi all’interno di una radice culturale plurale e multipla che, sin dai tempi
della Grecia classica, caratterizza lo spazio del Mediterraneo. Franco Cassano, riflettendo sul
modello geopolitico elaborato nei secoli dalla cultura ellenica, torna sull’importanza del rapporto dialettico che si instaura tra mare e terra, il quale avrebbe peraltro favorito la comunicazione e gli scambi tra le diverse civiltà che hanno abitato e abitano ancora il bacino del Mediterraneo:
«Il rapporto tra le differenze (con le loro dinamiche complesse, conflittuali e spesso
tragiche) è qui sin dall’inizio il problema. Questo mare ad un tempo esterno
e interno, abitato e guadato, questo mare-confine produce un’interruzione del
dominio dell’identità, costringe ad ospitare la scissione. Qui la terra con la sua
ossessione per la fissità, la sicurezza e l’appropriazione urta sempre contro un
limite, qui è stata da subito più difficile la confusione tra il governo di una città e il
potere del proprietario. E questo grazie all’insinuarsi e all’interporsi del mare, alla
sua capacità di custodire e collegare le differenze con la loro talvolta irresistibile
resistenza a federarsi, che solo il grande nemico comune (l’impero persiano) riesce
a smorzare.» (CASSANO, 1996, p. 23-24).

Titre

Tra Storia e Mito. L’ossimoro siciliano secondo Gesualdo Bufalino

Titre Alternatif

Entre Histoire et Mythe. L'oxymore sicilien selon Gesualdo Bufalino

Éditeur

Revista de Italianística, XXVII

Date

2014

Langue

Sujet

Bufalino, Sicile

Format

pp 57 69

Droits

Non libre de droits