Description

[Extrait]
IL RISORGIMENTO NELLA NARRATIVA ITALIANA (E SICILIANA)
Abbracciando con uno sguardo sintetico l’insieme di opere narrative aventi per oggetto il Risorgimento, si può affermare senza tema di essere smentiti che la letteratura dà di quell’epoca un bilancio sostanzialmente poco lusinghiero. Secondo la maggior parte degli scrittori il Risorgimento intaccando soltanto superficialmente i cardini su cui si fondava la società italiana avrebbe tradito le aspettative dei suoi artefici e disatteso i principi della Rivoluzione francese. Quella che avrebbe dovuto essere una grande occasione di rinnovamento si sarebbe rivelata solo una rivoluzione di facciata per nascondere una gigantesca farsa i cui costi sarebbero ricaduti sui soliti disgraziati. Anche le opere di ambientazione o tematica risorgimentale scritte nell’ultimo cinquantennio in prossimità o sulla scia delle celebrazioni – si pensi a Luciano Bianciardi, La battaglia soda (1964), Anna Banti, Noi credevamo (1967) o a opere recenti come Una storia romantica (2007) Antonio Scurati e I traditori (2010) di Giancarlo De Cataldo – confermano questa tendenza offrendo la visione di una rivoluzione o di un paese mancati.2
Uno sguardo più attento alla suddetta produzione mostra come sia soprattutto la narrativa degli autori meridionali, e in primo luogo di quelli siciliani, a farsi portatrice di questa idea critica alla nazione. A partire dalla novella Libertà (1882), appartenente al ciclo delle “novelle rusticane”, Giovanni Verga (che pure esordì con Amore e patria (1856), romanzo inedito e intriso di retorica patriottica), narra con crudo realismo la sanguinosa repressione della rivolta dei contadini di Bronte ad opera delle truppe garibaldine. A partire da quest’opera gli scrittori siciliani si fanno interpreti di una visione antiretorica e anticelebrativa del Risorgimento che non conosce uguali in altre regioni.
Nel periodo interbellico romanzi come i Vicerè (1894) e l’incompiuto Imperio (1929) di Federico De Roberto, oppure I vecchi e i giovani (1913) di Luigi Pirandello ci hanno mostrato impietosamente il cinismo e l’arretratezza della nobiltà siciliana, il perpetuarsi delle diseguaglianze sociali, l’inettitudine della classe dirigente, il fallimento di tutta un’epoca e di una generazione. Una visione negativa che ritroviamo immutata nel Secondo dopoguerra (si veda anche il racconto Il quarantotto (1958) di Sciascia), un giudizio amaro sulla storia che viene ripreso e fissato nella frase emblematica “cambiar tutto affinché nulla cambi veramente” del Gattopardo (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Si tratta di un romanzo che offre ancora oggi una valida chiave di lettura per comprendere la specificità della situazione sociale e politica italiana.

Titre

Il  Risorgimento è di scena ovvero le squisite menzogne di Gesualdo Bufalino

Titre Alternatif

Le Risorgimento en scène ou les exquis mensonges de Gesualdo Bufalino

Éditeur

Revue "KWARTALNIK NEOFILOLOGICZNY", LIX, 2/2012

Date

2012

Langue

Format

PDF. pp 275-284

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