Description

[Extrait]
Il grand tour tra esigenze illuministe e spinte romantiche

Questo spirito di osservazione avrebbe certo incontrato l’approvazione dell’età illuminista, pur così critica verso il Medioevo: è in questa età cosmopolita per eccellenza che il viaggio viene addirittura codificato nel grand tour, una sorta di rito obbligato nel percorso di formazione dei giovani aristocratici. L’Italia, per il suo ricco patrimonio artistico ed archeologico e la varietà economica, sociale, politica delle diverse zone, rappresenta una tappa irrinunciabile di questo viaggio. Basti ricordare quello che è uno dei più famosi resoconti di grand tour, il Viaggio in Italia di Goethe, scritto nel 1828, circa quarant’anni dopo il viaggio reale, compiuto nel 1786.
In mezzo, ci sono stati tanti altri tipi di viaggiatori reali: gli artisti nel Quattrocento e Cinquecento, che si spostano di corte in corte, di chiesa in chiesa; i soldati; i grandi esploratori autori delle scoperte geografiche del XV secolo e i coloni del secolo successivo. Questi ultimi, i grandi navigatori, come Colombo e Vespucci, nelle loro relazioni si rivelano meno moderni di Polo di fronte al diverso, in quanto condizionati dai propri schemi culturali e dalla certezza della superiorità della civiltà occidentale.
Nel corso dello stesso Settecento il viaggio, sia reale che letterario, va incontro ad inevitabili metamorfosi. Già Sterne, con il suo ironico, donchisciottesco Sentimental Journey (1768) inaugura (lo rivela già l’attributo usato nel titolo), un nuovo modello rispetto ai due fino ad allora prevalenti: il viaggio formativo che aveva alimentato il filone della travel literature, ossia le cronache del grand tour, e il viaggio immaginario, come quello del Candide di Voltaire (1759) o I viaggi di Gulliver di Swift (1726). Adesso il viaggio diventa sentimentale, si interiorizza, sul resoconto del viaggio in sé prevale il punto di vista del viaggiatore.
Soddisfatte le esigenze pratiche, la sete di conoscenza, il bisogno di misurare e di controllare lo spazio, il viaggio inizia ad assumere una nuova dimensione che lo porterà a diventare in alcuni casi paradossalmente una fuga dalla realtà razionalmente, scientificamente dominata e dominabile, in cerca di un “oltre” (si pensi all’esotismo di età romantica), o una fuga da se stessi in cerca di se stessi.
Questo mutamento rispecchia quella fase di trapasso tra i lumi e le penombre romantiche, che trova espressione nelle ambivalenze degli stessi intellettuali di quel delicato e complesso periodo storico compreso tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell’Ottocento: basti pensare allo stesso Goethe, ad Alfieri, al Foscolo traduttore di Sterne e alla sua maschera sterniana di Didimo, l’anti-Ortis.

Titre

Viaggi e viaggiatori in letteratura dal Milione di Polo alle Città invisibili di Calvino

Titre Alternatif

Voyages et voyageurs dans la littérature du Milione de Marco Polo aux villes invisibles de Italo Calvino

Éditeur

Letteratour

Langue

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