Description

[Extrait]
All'alba si rividero sul ponte. Il visetto delicato di lei sembrava abbattuto dall'insonnia. La brezza le scomponeva i morbidi capelli neri. Diggià la Sicilia sorgeva come una nuvola in fondo all'orizzonte. Poi l'Etna si accese tutt'a un tratto d'oro e di rubini, e la costa bianchiccia si squarciò qua e là in seni e promontori oscuri. […] Sul mare turchino e lucente, delle grandi vele spiegate passavano a poppa, dondolando i vasti scafi che sembravano vuoti, con pochi uomini a bordo che si mettevano la mano sugli occhi per vedere passare il vapore superbo. In fondo, delle altre barchette più piccole ancora, come punti neri, e le coste che si coronavano di spuma; a sinistra la Calabria, a destra la Punta del Faro sabbiosa, Cariddi che allungava le braccia bianche verso Scilla rocciosa e altera. All'improvviso, nella lunga linea della costa che sembrava unita, si aperse lo stretto come un fiume turchino, e al di là il mare che si allargava nuovamente, sterminato. La donna fece un'esclamazione di meraviglia. Poi voleva che egli le indicasse le montagne di Licodia e di Piana di Catania, o il Biviere di Lentini dalle sponde piatte. Egli le accennava da lontano, dietro le montagne azzurre, le linee larghe e melanconiche della pianura biancastra, le chine molli e grigie d'ulivi, le rupi aspre di fichidindia, le alpestri viottole erbose e profumate. Pareva che quei luoghi si animassero dei personaggi della leggenda, mentre egli li accennava ad uno ad uno. Colà la Malaria; su quel versante dell'Etna il paesetto dove la libertà irruppe come una vendetta; laggiù gli umili drammi del Mistero, e la giustizia ironica di don Licciu Papa. All'improvviso, nella lunga linea della costa che sembrava unita, si aperse lo stretto come un fiume turchino, e al di là il mare che si allargava nuovamente, sterminato. La donna fece un'esclamazione di meraviglia. Poi voleva che egli le indicasse le montagne di Licodia e di Piana di Catania, o il Biviere di Lentini dalle sponde piatte. Egli le accennava da lontano, dietro le montagne azzurre, le linee larghe e melanconiche della pianura biancastra, le chine molli e grigie d'ulivi, le rupi aspre di fichidindia, le alpestri viottole erbose e profumate. Pareva che quei luoghi si animassero dei personaggi della leggenda, mentre egli li accennava ad uno ad uno. Colà la Malaria; su quel versante dell'Etna il paesetto dove la libertà irruppe come una vendetta; laggiù gli umili drammi del Mistero, e la giustizia ironica di don Licciu Papa.



La nouvelle Di là del mare de Giovanni Verga est la dernière du recueil Novelle Rusticane, paru à Turin en 1883, chez l’éditeur Felice Casanova. Elle présente une particularité de taille : contrairement aux autres textes du recueil, on n’y est pas confronté aux difficultés matérielles que rencontrent les pauvres Siciliens de l’époque, thème principal de tous les autres récits, mais aux difficultés qui séparent deux riches amants, la femme étant mariée. Cette nouvelle, qui semble donc totalement étrangère aux préoccupations du Verga raconteur d’histoires « rustiques », se rattache pourtant d’une façon très originale au recueil : l’amant serait l’auteur des récits qui composent le recueil, il a raconté à la femme les histoires qui le composent et, un jour, ils fuient ensemble dans la région où elles se sont déroulées. On retrouve ainsi, çà et là, des allusions aux nouvelles du recueil, leurs personnages y étant évoqués des années après les faits.

Jean-Pierre Pisetta

Titre

Di là del mare, de “Novelle Rusticane”

Date

1883

Langue

Place

Source

Liberliber (consulté le 1 mars 2022)

Droits

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