Description

[Extrait]
In quelle quarantott'ore facemmo tutto ciò che si può fare ad Aci-Trezza: passeggiammo nella polvere della strada, e ci arrampicammo sugli scogli; col pretesto di imparare a remare vi faceste sotto il guanto delle bollicine che rubavano i baci; passammo sul mare una notte romanticissima, gettando le reti tanto per far qualche cosa che a' barcaiuoli potesse parer meritevole di buscarsi dei reumatismi, e l'alba ci sorprese in cima al fariglione - un'alba modesta e pallida, che ho ancora dinanzi agli occhi, striata di larghi riflessi violetti, sul mare di un verde cupo, raccolta come una carezza su quel gruppetto di casucce che dormivano quasi raggomitolate sulla riva, mentre in cima allo scoglio, sul cielo trasparente e limpido, si stampava netta la vostra figurina, colle linee sapienti che vi metteva la vostra sarta, e il profilo fine ed elegante che ci mettevate voi. […] Eppure, vedete, la cosa è più facile che non sembri: basta non possedere centomila lire di entrata, prima di tutto; e in compenso patire un po' di tutti gli stenti fra quegli scogli giganteschi, incastonati nell'azzurro, che vi facevano batter le mani per ammirazione. Così poco basta, perché quei poveri diavoli che ci aspettavano sonnecchiando nella barca, trovino fra quelle loro casipole sgangherate e pittoresche, che viste da lontano vi sembravano avessero il mal di mare anch'esse, tutto ciò che vi affannate a cercare a Parigi, a Nizza ed a Napoli. È una cosa singolare; ma forse non è male che sia così - per voi, e per tutti gli altri come voi. Quel mucchio di casipole è abitato da pescatori, «gente di mare», dicono essi, come altri direbbe «gente di toga», i quali hanno la pelle più dura del pane che mangiano - quando ne mangiano - giacché il mare non è sempre gentile, come allora che baciava i vostri guanti... Nelle sue giornate nere, in cui brontola e sbuffa, bisogna contentarsi di stare a guardarlo dalla riva, colle mani in mano, o sdraiati bocconi, il che è meglio per chi non ha desinato.



Questo racconto serve come introduzione ai Malavoglia, di cui anticipa la vicenda e i temi. All’ottica della grande dama, che visita da turista la marina catanese, si contrappone quella dei poveri abitanti di Trezza che vi abitano. L’autore dichiara che solo assumendo il punto di vista di questi ultimi sarà possibile capirne la vita. Ma il racconto è interessante soprattutto perché mostra la spinta contraddittoria che è alla base della nuova materia rusticana: da un lato l’autore afferma di volerla studiare scientificamente, la microscopio e ne avvicina darwinianamente la vita a quella delle formiche; dall’altro la idealizza, vi ritrova la “religione della famiglia” (“l’ideale dell’ostrica”), una “rassegnazione coraggiosa” e una “caparbietà eroica”, e addirittura una prospettiva idillica: “Sembrami che le irrequietudini del pensiero vagabondo s’addormenterebbero dolcemente nella pace serena di quei sentimenti miti, semplici, che si succedono calmi e inalterati di generazione in generazione”. Il momento veristico e quello romantico sono insomma compresenti.
Luperini, Cataldo, Marchiani, Marchese, Il nuovo La scrittura e l’interpretazione 5, Plaumbo, 2012, p. 193.

Titre

Fantasticheria

Titre Alternatif

in Vita dei campi

Date

1880

Langue

Place

Couverture temporelle

Format

126 pages, 15.24 x 22.86 cm

Source

Liberliber (consulté le 1 mars 2022)

Droits

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