Meriggio de Alcyone
Description
Meriggio
A mezzo il giorno
sul Mare etrusco
pallido verdicante
come il dissepolto
bronzo dagli ipogei, grava
la bonaccia. Non bava
di vento intorno
alita. Non trema canna
su la solitaria
spiaggia aspra di rusco,
di ginepri arsi. Non suona
voce, se ascolto.
Riga di vele in panna
verso Livorno
biancica. Pel chiaro
silenzio il Capo Corvo
l’isola del Faro
scorgo; e più lontane,
forme d’aria nell’aria,
l’isole del tuo sdegno,
o padre Dante,
la Capraia e la Gorgona.
Marmorea corona
di minaccevoli punte,
le grandi Alpi Apuane
regnano il regno amaro,
dal loro orgoglio assunte.
[…]
Scritta tra il luglio e l’agosto del 1902, la poesia Meriggio esprime un momento tra i più significativi del panismo dannunziano, concepito come adesione intima alla natura e confusione piena e totale con essa: il poeta si dissolve nell’universo e l’universo si dissolve in lui, in una metamorfosi che annulla i confini umani e naturali in un’esperienza assoluta, fuori del tempo.
Luperini, Cataldo, Marchiani, Marchese, Il nuovo La scrittura e l’interpretazione 5, Plaumbo, 2012, p. 483.
Titre
Meriggio de Alcyone
Créateur
Date
1902
Langue
Place
Source
Wikisource (consulté le 2 mars 2022)
Droits
Libre de droits