L’itinerario siciliano di un viaggiatore francese della prima metà dell’Ottocento
Description
[Résumé]
Le comte Auguste de Forbin composa ses Souvenirs de la Sicile entre 1821 et 1822 et les édita l’année suivante auprès de l’Imprimerie Royale de Paris ; cependant, les souvenirs de son voyage n’ont été traduits en italien qu’en 2005 et publiés chez Lussografica par nos soins. Il se révèle être un observateur mesuré, cultivé, veillant à saisir avec une exactitude pointilleuse les coordonnées sociales, culturelles et anthropologiques de l’île pendant la délicate période de transition marquée par les révoltes anti-Bourbons qui, quarante ans plus tard, allaient conduire à l’Unité italienne. Le comte voulut éliminer de son compte rendu toute incrustation “pittoresque” et toute altération de la réalité, défauts qui, selon lui, caractérisent les chroniques par trop grandiloquentes et falsifiées du Grand Tour diffusées par les voyageurs-dessinateurs qui l’avaient précédé.
[Abstract]
Il conte Auguste de Forbin compose i suoi Souvenirs de la Sicile tra il 1821 e il 1822 e l’anno successivo li editò per i torchi dell’Imprimerie Royale di Parigi, ma i ricordi del suo viaggio sono stati tradotti in italiano soltanto nel 2005, pubblicati dalla Lussografica a cura di chi scrive. Egli si rivela come un osservatore misurato, colto, attento a cogliere con puntigliosa esattezza le coordinate sociali, culturali, antropologiche dell’isola, nel delicato periodo di transizione punteggiato dalle rivolte antiborboniche che di lì a quarant’anni sarebbero sfociate nell’Unità d’Italia. Il conte volle liberare il suo resoconto dalle incrostazioni “pittoresche” e dalle alterazioni della realtà – che a suo parere caratterizzavano le cronache troppo magniloquenti e falsificate del Grand Tour stilate dai viaggiatori-disegnatori che lo avevano preceduto.
[Extrait]
Colpito dal gusto sicuro, dalla dottrina enciclopedica e dalle doti gestionali del suo sovrintendente, il sovrano decise inoltre di inviarlo in Levante con l’incarico di scoprire e adunare opere per i musei francesi. Nel 1818 il conte fondò il museo moderno del Lussemburgo, destinato agli artisti viventi, mentre nel museo d’Angoulême accolse un consistente patrimonio di sculture postrinascimentali. Dopo aver dotato il Louvre di reperti rari e pregevoli (portò in Francia la Venere di Milo), egli venne nuovamente in Italia ; imbarcatosi a Tolone il 10 febbraio 1820, dopo l’isola d’Elba, Roma e Napoli, riprese la navigazione sul vapore Il Tartaro alla volta della Sicilia. In seguito, ancora una volta a Parigi, Forbin si dedicò completamente all’organizzazione museale, ricoprendo la carica di conservatore del Louvre che mantenne dal 10 marzo 1821, alla salita al trono di Luigi Filippo, fino alla morte. Avendo colto ogni onore, il conte di Forbin morì a Parigi il 23 febbraio 1841 e fu tumulato ad Aix-en-Provence, con un epitaffio del pittore parigino Paul Delaroche.
Tra i suoi titoli odeporici i Souvenirs de la Sicile sono stati offerti in traduzione italiana soltanto nel 2005, dalla casa editrice nissena Lussografica, a cura e con introduzione di Rita Verdirame (le citazioni che si leggono nel presente saggio sono tratte dall’originale francese). L’opera ha ad incipit un Avant-propos, concisa introduzione geostorica, a cui succedono le pagine sui luoghi ispezionati prima di pervenire alla meta (Roma, Gaeta, Napoli e il Vesuvio) ; quindi, un capitolo sulle antiche vicende dell’isola, e la cronaca in itinere, suddivisa in quattro capitoli di eguale lunghezza, seguita da un ampio apparato di note e notizie, nonché dal paragrafo riassuntivo che si propone come una sinossi storica, « Aperçu des événements survenus en Sicile » en 1820, dove l’autore si intrattiene a delucidare cause e svolgimento della rivoluzione collegandoli alle pecche dell’amministrazione borbonica. La lunga appendice in cui sono relegate tutte le nozioni utili al lettore, fornisce lo spaccato del diligente lavorìo di ricerca che affiancò la stesura dei Souvenirs. È qui che il cronista raccoglie una messe di documenti, descrizioni di medaglie, assunzioni di fonti – tra cui le Verrine – e testi, sia letterari (poesie dell’arcade abate Meli) sia musicali (ariette per pianoforte forse ascoltate durante i ricevimenti), nonché informazioni su artisti e personaggi siciliani antichi e moderni. Al centro dell’opera si dipanano i paragrafi del racconto periegetico vero e proprio.
Il diagramma del pittoresco è per tal via smantellato nei suoi eccessi a favore di uno sguardo limpidamente razionale e di una narrazione accortamente referenziale. Il verismo pittorico d’après nature di questo fotografo-reporter del secondo decennio dell’Ottocento si congiunge infatti nel testo all’assennata valutazione sociologica, alla condiscendenza sulla mozione degli affetti, alla sollecitudine per una forma elegante e nitida ma senza ricercatezze. Il suo è un equilibrato ragguaglio della Sicilia, studiata nella polimorfia derivante dalla cultura di dominazioni diverse e al tempo stesso scandagliata nella tangibilità del presente. Rispetto a quello dei visitatori sulla cui scia egli si muove, seppur con le suddette divergenze, il suo punto di vista è di conseguenza più radicato nell’attualità, più vigile nel mettere a fuoco i dati etnopolitici che ritiene cruciali alla presentazione dell’autentica civiltà dell’isola.A questo fine egli regolamenta e contiene la propria passione per la classicità, stilando della sua peregrinatio quasi un portolano il più possibile conforme ai fatti se pure non appiattito sulla mera trascrizione del contingente, come viceversa avviene nel giornale di bordo. Auguste pertanto, pur collocandosi sull’abbrivio dei connazionali che avevano coniugato disegno e parola con l’ambiziosa finalità di approntare una complessiva imago Siciliae, prende le distanze da alcune loro “perversioni” e libertà immaginative, vincolandosi a una severa conduzione realistica, neutrale e verace ; nel proteiforme sistema della narrativa di viaggio (atlante empirico o proiezione fantasmatica virata verso mondi fittizi, o agenda e baedeker...), egli insomma con i suoi Souvenirs de la Sicile si ritaglia una nicchia, gratificando il lettore curioso con il talento, il buongusto, l’eleganza, l’allegria, la disimpegnata causerie da cortigiano honnête homme attratto dall’occasione di svago offerta dall’escursione, che durante l’esplorazione veste tuttavia i panni dell’inviato scrupoloso e acuto in una terra a tratti enigmatica.
Table des matières
[Plan Ouvrage]
Décrire les lieux, dire l'errance
Le voyage en sons et en images
Fictions du voyage
En voyage... Inédits
Comptes rendus
Collection
Titre
L’itinerario siciliano di un viaggiatore francese della prima metà dell’Ottocento
Titre Alternatif
in Voyages de papier. Décrire les lieux, dire l'errance
Contributeur
Éditeur
Revue Italies, n°17/18
Date
2014
Langue
Couverture temporelle
Format
2 volumes, 958 pages,, p. 115-126
Identifiant
https://doi.org/10.4000/italies.4688
Source
OpenEdition Journals
Lire l'article en ligne (consulté le 02 juin 2022)
Droits
Non libre de droits