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Questo articolo intende mettere in luce un aspetto particolare dell’opera di Eduardo De Filippo (Napoli, 1900 – Roma, 1984), ovverosia l’intrusione del soprannaturale nella produzione teatrale dell’autore-attore-regista napoletano. Tale aspetto è analizzato in questa sede nell’ambito del tema della guerra che Eduardo affronta immediatamente dopo il secondo conflitto mondiale attraverso approcci diversi. Questo testo è stato elaborato in occasione della giornata di formazione“Che cosa ci dicono del reale le opere di finzione e la produzione artistica?”, organizzata dal Consolato Generale d’Italia, l’Istituto Italiano di Cultura, il Ministère de l’Education nationale (Région académique Ile-de-France), all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi il 5 aprile 2019.
[Extrait]
se l’attore-scrittore De Filippo ha a sua disposizione un cospicuo bagaglio teatrale, da un passo delle Lezioni di drammaturgia che Eduardo impartisce all’Università di Roma «La Sapienza» si evince che il drammaturgo deve avvalersi anche e soprattutto del materiale fornitogli dal mondo che lo circonda:

"Quello che è necessario per voi è vivere di osservazione, stare a sentire i dialoghi nei negozi, sull’autobus, avere sempre l’orecchio al teatro... E prendere appunti, segnare, segnare" (1986, 37).

La scrittura comporta una fase preliminare di documentazione basata sull’osservazione (“vivere di osservazione”), seguita da un lavoro di rielaborazione drammaturgica (“avere sempre l’orecchio al teatro”). Infatti, pur ispirandosi al mondo che lo circonda, il lavoro del drammaturgo non si limita a una mera trascrizione del reale: "il teatro deve essere non verità ma verosimile; perché la verità nuda e cruda è noiosa" (De Filippo, 1986, 122). Lungi dal tentare di adeguare il proprio teatro al reale, Eduardo opta per una finzione che sia conforme a una situazione reale possibile, plausibile, verosimile, in nome di una concezione del teatro che svolga una funzione compensatoria rispetto al tedio al quale la realtà pura e semplice rinvia.

La scrittura di Eduardo tende così a rendere conto delle molteplici sfaccettature che caratterizzano la società a lui contemporanea. Secondo Dario Fo, De Filippo è addirittura "l’unico attore che si preoccupa di raccontare le cose legate al suo tempo" (Fo, 1992, 75) (si noterà l’impiego dei termini "attore" e "raccontare" che riecheggiano la definizione di Meldolesi dell’attore che scrive). Anna Barsotti sottolinea la capacità di Eduardo di rendere conto degli umori della società se non addirittura di presagirli. Tale sensibilità si manifesta sin dalla creazione dei personaggi i quali prendono forma attraverso un processo che ricorda da vicino la nascita del personaggio pirandelliano: l’autore dice infatti di sentire in lui il personaggio che parla e la nascita di quest’ultimo è il frutto di una ricerca all’interno della società alla quale appartiene l’autore stesso. A scopo illustrativo, basterà citare l’esempio del personaggio di Zi’ Nicola (Le voci di dentro, 1948), la cui creazione è legata tanto ai bisogni tematici e attanziali della drammaturgia quanto alla necessità di fare appello all’esistente.

Table des matières

Introduzione
La nozione di “realismo” a teatro
La specificità della figura artistica di Eduardo de Filippo
1. La matrice realista del teatro di Eduardo
2. Adesione al reale e azione: la guerra in Napoli Milionaria!
3. Il ricorso al soprannaturale e il lato oscuro del reale: gli effetti prodotti dalla guerra ne Le voci di dentro
Conclusione
Riferimenti bibliografici

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Il teatro di Eduardo De Filippo, tra adesione al reale e intrusione del soprannaturale

Date

18/10/2019

Langue

Format

Article scientifique on line

Source

Site ENS Lyon, La clé des Langues (consulté le 6 juillet 2024)

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