Description

Piero Guccione (1935-2018), pittore siciliano di Scicli, in provincia di Ragusa, in un Novecento irto di sperimentazioni audaci, in un’epoca che rifuggiva dalla tecnica tradizionale, driblando movimenti che giocavano con i materiali di riciclo, i concettualismi filosofici, le parole e le performance, ha prodotto un’arte di profonda suggestione mistica evolvendo in chiave moderna uno dei generi pittorici più antichi: il paesaggio. E il paesaggio marino in particolare, giacché la pittura di Guccione è prima di tutto pittura d’acqua. Mari sconfinati, immobili d’una calma assoluta e assolata, eterni perché senza tempo, in quanto essi stessi espressione di un tempo sospeso. Si tratta del mare siciliano, che nei secoli si è lasciato solcare da navi greche e puniche e poi arabe e bizantine e poi e poi…. fino ad oggi, che è speranza e baratro per migliaia di disperati in fuga sui canotti, rimanendo indifferente a tutti questi passaggi, lui, il mare di Sicilia, che è troppo grande e divinamente distante per accorgersi di tutto questo via vai. Il mare di Guccione, dunque, così denso di colore, così trasportato in atmosfere rarefatte e sospese, non è solo mare: è storia, è tempo, è vita, è morte. A Guccione si è rivolto, con queste parole, lo scrittore Gesualdo Bufalino (1920-1996): «il segreto della tua pittura a me pare stia qui: nell’aver trovato il punto di fusione armoniosa fra vista, visione e visibilio; nell’aver scoperto la giuntura fra quelle due parallele, apparentemente incomunicabili, che sono la verità e l’incantesimo.
Questo mi pare il senso della tua arte, che unisce insieme la pietà per un mondo offeso dall’uomo e una sete insaziabile d’innocenza. […] E mentre affermi la tua fede nella trascrivibilità del reale, vi introduci una vibrazione di mistero, una esitazione e sospensione del tempo, quanto basta a insinuare il tremito del sacro dentro gl’ingranaggi inflessibili della ragione».
Un grande letterato, Leonardo Sciascia (1921-1989) ha invece riconosciuto nelle tele di Guccione «una certa piattezza, intesa non come senso di tonalità quotidiana, svegliata abitudine, accidioso spegnersi del mondo intorno a noi; ma tutt’al contrario fuga dalle sensazioni, e cioè dal tempo, per andare (e restare) oltre». (Source Arte velata, consulté le 8 octobre 2024)

Titre

L’onda e la luna

Titre Alternatif

La vague et la lune

Éditeur

Collezione privata

Date

2012-2014

Format

Huile sur toile, 106 x 76 cm

Source

artesvelata.it (consulté le 8 octobre 2024)

Droits

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