Description

E’ uno spettacolo! Qui il gran spettacolo della laguna inscena una delle sue situazioni più affascinanti e intriganti: la riva, come teatro della vita educativa quotidiana, come dominio della donna e come luogo infantile per eccellenza. Nessun bambino è abbandonato a se stesso: ognuno è accompagnato da una sorella maggiore e da una donna matura (madre, zia, nonna). Non c’è l’abbandono dei minori alla strada, non c’è degenerazione del tessuto sociale. La famiglia nonostante la povertà evidente, regge l’urto della indigenza e crea un tessuto di umanizzazione coinvolgendo tutti nell’opera educativa. Che ci sia la povertà è documentato dal fatto che i bambini sono nudi (ma c’è anche una bambina vestita di rosso tenuta per mano dalla donna adulta di spalle al centro del dipinto) e che le giovani donne sono scalze.
“Si ha l’impressione di trovarsi dinanzi a una finestra aperta su una via battuta dal sole e invasa dal vento salubre che sottolinea i movimenti svelti della giovinetta incoronata da una sorta di grembiule gonfiato dal vento, dell’altra che con fatica trasporta un secchio. Ogni figura nei suoi gesti e nei suoi movimenti sembra viva”. (AA. VV., Ettore Tito 1859-1941, Catalogo della Mostra a lui dedicata nel 1998 alla Fondazione Cini, Electa 1998, p. 204)
Ma la povertà è portata con grande dignità come manifesta il gesto di alzare lo scialle e di farlo riempire dal vento come un genoa, una vela che si gonfia al vento. Questa giovane donna è come una barca che non ha paura delle burrasche e perciò affronta il vento della vita con coraggio e fierezza. Così, sembra dire Tito, sono le donne della laguna. Ma la nudità dei piedi delle ragazze e dei bambini ha anche un altro significato messo in luce dai critici che ne sottolineano l’ “eleganza quasi preraffaellita che vien fuori con evidenza nei piccoli nudi infantili che costellano anche questo scorcio di Chioggia. Gli si addice perfettamente la denominazione trovata da Henry Larncs, il quale aveva una nota formazione internazionale, di “piccoli Eros dell’Adriatico”, ritenuti i monelli più belli del mondo, coi loro ventri sporgenti, offerti senza vergogna, anzi “mostrandoli, come la protesta della natura ad un fato miserabile”. (Ivi)
Infatti, la nudità rappresenta la semplicità originaria e, quindi, la vicinanza al cuore della Vita, rappresenta anche la sincerità e l’onestà di non avere veli o finti pudori; rappresenta una fisicità libera e relazionale, autentica e sana; rappresenta una sessualità senza i falsi pudori indotti dal PUD, ma tesoro di profondo amore per la Vita e scrigno di relazioni empatiche e armoniose con gli altri, con la natura e con il proprio corpo. Significa il liberarsi del corpo dal dominio del PUD. Le ragazze prorompono di una sensualità intensa ma contenuta, non ostentata ma neanche nascosta, sono profondamente attraenti nella loro giovinezza e femminilità. E’ la vera sessualità vissuta nella vita autentica libera dalle spire del potere deformante del PUD, potere che domina su tutto, anche sul sesso e sull’amore.
L’opera fu molto apprezzata per la sua luminosità e la freschezza che comunicava: “Era la tela più luminosa di tutta la III Biennale, si diceva, e simili considerazioni aveva anche Leon Benedité sulla “Gazzette” quando fu esposta a Parigi, insieme ad altri quattro quadri che meritarono a Tito il premio dell’Esposizione Universale e l’acquisto di Chioggia da parte del Museo del Lussenburgo. “Piena di freschezza, di luce mattinale e di giovinezza, quasi da riscoprirvi un’osservazione viva e spirituale che si scorge nelle vedute di Guardi”, la commentava il critico francese”. (Ivi)
La giovane ragazza che porta il secchio in primo piano sulla destra è di una straordinaria bellezza! E’ giovanissima; è tutta tesa nello sforzo di portare il pesante secchio dell’acqua attinto alla fontana. Tiene con la destra il secchio portandolo verso davanti mentre con il braccio sinistro si bilancia portandolo all’indietro: si vede che fa fatica, con la testa reclinata sul lato del collo che più porta il peso, ma quanto è fisicamente attraente e sensuale, bionda, con il decolleté che sottolinea la su prorompente giovinezza e bellezza. Tito poteva cogliere questi spettacoli e fissarli per noi in eterno sulla tela perché si immergeva quotidianamente a mollo tra la gente nelle strade come testimonia il suo amico Camillo Innocenti. “Camillo Innocenti nel suo diario ricorda la stagione estiva del 1898, trascorsa a Chioggia insieme a Tito, ospiti nella casa di due vecchie affittuarie chioggiotte. Ogni giorno ammiravano e riproducevano vedute come questa, all’aria aperta. E Innocenti, non solo testimonia la ripresa dal vero (del resto anche le dimensioni della tela inducono a pensarla portata direttamente per le calli e le rive della cittadina lagunare) ma l’intensità e la regolarità dell’impegno che i due amici ponevano a tradurre nelle loro opere le forti sensazioni provate. Egli non ha esitazioni a lodare la bravura innata dell’amico che influenzerà per anni il suo stile”. (Ivi)
Anche per noi è possibile capire il “genius loci” come spunto di libertà se condividiamo l’umano di chi incontriamo, in questo caso l’universo femminile che abita Chioggia e la laguna. Non a caso Tito, provocatoriamente, intitola Chioggia questa scena che non è di pesca ma di educazione e di vita quotidiana femminile e domestica. E sottolineiamo il fatto che qui non si fanno “ciacole” ma si lavora e ci si dà tutti da fare per il bene dei bambini e della famiglia. Questi sono i punti di riferimento vitali che Tito vuole fare emergere come prioritari in questo scorcio di laguna: “La pittura nervosa, spezzata, talvolta sciabolata di Tito interpretava la corrente di vita che passa le fibre, si diceva, e, dunque, questo suo gioco atletico rendeva il vero vitalismo moderno”. (Ivi) Vitalità che scorreva nella vene di Tito e non nelle mode del Pensiero artistico dominante. (Source diarteedibellezza.wordpress.com, consulté le 9 octobre 2024)

Titre

Chioggia

Éditeur

© Musée d’Orsay. Achat à CharlEttore Titoes Trimbal, 1900

Date

1898

Format

Huile sur toile, 45,2 x 63,0 cm

Source

musee-orsay.fr (consulté le 9 octobre 2024)

Droits

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