Dopo la pioggia (Chioggia)
Description
“L’originalità del taglio questa volta risiede nella veduta dall’alto, parrebbe presa da una finestra, da dove l’obiettivo del nostro artista si avvicina a volo d’uccello sulla discesa del ponte nella fondamenta. La critica è concorde nel considerare il quadro della RicciOddi un esempio del “solenne fare amplificatorio” nelle vesti gonfiate da una brezza che spira sempre, anche misteriosamente sotto gli abiti in inspiegabili vortici, e”decorativo”proprio del Tito d’inizio secolo (Buscaroli)”. (AA. VV., Ettore Tito 1859-1941, Catalogo della Mostra a lui dedicata nel 1998 alla Fondazione Cini, Electa 1998, p. 204)
Il dipinto rende bene l’idea della festa che si diffonde nella strade della città lagunare dopo una intensa pioggia: la gente costretta a stare nelle case, spesso sovraffollate, non vede l’ora di uscire per rinfrescarsi, per stare all’aria aperta e per respirare in uno spazio più ampio. E’ una festa perché il peggio è passato, ma anche perché si può tornare a giocare per i bambini, a chiacchierare e ad oziare per gli uomini, e a fare un po’ di ciacole per le donne. Infatti con una tempesta in arrivo non si esce per la pesca e ormai il giorno volge verso il tramonto, dunque gli uomini sono molto rilassati e i due che sono sul ponte fumano tranquillamente una pipa appoggiati al parapetto. I bambini sono numerosi, quasi la metà della folla (9 su 22 figure): segno che essi escono numerosi, non appena possono, dalle case. Le donne sposate riconoscibili dal velo sulla testa portano in braccio i bambini: questa visione, frequentissima anche negli altri vedutisti veneziani, è spiegata dalle famiglie numerose che popolavano la città e una madre aveva sempre un bambino da portare in braccio. Rappresentano l’attaccamento del popolo lagunare alla Vita, che ha la sua vetta nel matrimonio, nella generatività, nella dignità della donna. Come sono dignitose, imponenti e possenti queste donne con il bambino in braccio! Esse sono le padroni incontrastate della città: gli uomini lo sono del mare, ma la città appartiene alle donne e ai bambini mentre gli uomini sono quasi degli accessori, dei soprammobili che per lo più passano il tempo oziando. Oppure ammiccando alla donna senza il velo (vedova o ragazza madre) che porta in braccio una bambina piccola addormentata salendo sulla gradinata del ponte. Anch’ella volge lo sguardo all’uomo, ricambiando il saluto e l’interessamento. Anche in questa possibile intesa tra una donna già madre e non più giovanissima e il giovane con il cappello sta una sottolineatura che Tito vuole suggerirci, se siamo sensibili al suo riflettere sulla Vita: insieme la durezza della vita si vince e trionfa la umanità che in questo luogo trabocca, come la prolificità della sua gente e i riflessi del cielo sulle pozze d’acqua lasciate dalla pioggia sul selciato della fondamenta.
"Questo quadro, lodato per il suo equilibrio e la resa dei luccicori sulle superfici bagnate al rischiararsi del cielo che Tito vi ha saputo rendere con gamme smaltate di colore antiplastico. (…) Le pennellate pastose muovono la composizione anatomica delle figure, attraverso l’accostamento di tocchi che non si mescolano nella loro rapidità di getto, ma nell’insieme hanno l’effetto di una “miscela ottica” comune alle opere di molti artisti In questo caso risulta un quadro affollato di colori e di vibrazioni. (…) Il paesaggio fa parte della composizione studiata e ponderata, esito di chi sapeva comporre la prospettiva ardita con colori, chiari scuri e accortezze luminose da movimentare la scena a proprio volere. Anche sulle superfici cromatiche più ampie come le vele dei bragozzi ormeggiati, o sul muro del ponte, che introduce una delle solite diagonali di frammentazione compositiva del nostro artista, Tito non concede mai a ampie distese di colore uniforme”. (Ivi)
Questo uscire festoso al ritorno del sole dopo la pioggia, a cui sembrano partecipare simbolicamente e allegramente anche le vele tutte sghembe e pluridirezionale, non rappresenta forse quella calma dopo la tempesta di cui parla Leopardi? E non c’è in questo dipinto, come in quella poesia, un senso profondo della Vita? Infatti, pioggia significa per i pescatori, sospensione del lavoro e, quindi, ristrettezza economica, se non passa in fretta. Pioggia significa essere chiusi in casa e dovere condividere con gli altri spazi minimi e soffocanti. La fine della pioggia significa un ritorno alla Vita e alla Speranza dopo che il negativo ha avuto per un po’ il sopravvento. Ritorna la fiducia nel futuro e ritornano le relazioni amicali con gli altri. La città rinsalda i suoi legami sociali. Ritorna l’umanesimo dopo una crisi, dopo un rallentamento. Il quadro può essere simbolicamente inteso come la vita lagunare originaria e libera che esce dal dominio della non-speranza. In questo senso è uno spiraglio da cui si può percepire, anche per noi, come è la Vita vera, dietro le false apparenze del Pensiero Unico Dominante. (Source diarteedibellezza.wordpress.com, consulté le 9 octobre 2024)
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Italie |
20e siècle |
FEMME |
Venise (Italie) |
Tito, Ettore (1859-1941) |
Titre
Dopo la pioggia (Chioggia)
Titre Alternatif
Après la pluie (Chioggia)
Créateur
Éditeur
Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci-Oddi (IT)
Date
1905
Format
Huile sur toile, 84 x 70 cm
Droits
Non libre de droits