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“Ciardi fu pittore più d’altro fortunato: figlio di Giuseppe, agiato segretario della Contabilità di Stato arrivato a Venezia  dal polesine, a differenza di molti  illustri colleghi, giovane esordiente o artista affermato, non ebbe  l’assillo di dover vendere  le sue opere per sopravvivere. Vantaggio indubbio per un artista, circostanza favorevole si dirà! Quando nel 1894, pittore ormai famoso ottenne la cattedra all’Accademia delle Belle Arti e prese il posto che era stato del suo maestro Bresolin, fu entusiasta, dinamico, generosissimo, ma  soprattutto prodigo di consigli con tutti coloro che nutrivano la sua stessa passione. Tra i suoi allievi si devono menzionare Baldessari, Maria Vinca, Lina Rosso, Umberto Moggioli, Luigi Cobianco e  i figli Beppe ed Emma pure noti artisti”. (Walter Abrami, Guglielmo Ciardi,  poeta di luci e di silenzi.)
“Nel 1909 così scrisse V. Pica: “Il bisogno di piacere (…) non ha mai rappresentato per il Ciardi un calcolo per conquistare più facilmente il favore del pubblico, e si manifesta come ingenuo ed istintivo.  (…) Alcuni anni fa, più di un critico si sentì mosso ad esprimere il timore che il Ciardi si lasciasse vincere dal desiderio morboso di correggere e d’illeggiadrire la realtà e che, allontanandosi, senza rendersene conto esatto dall’osservazione schietta della natura, scivolasse in quel manierismo che congela le più belle attitudini di un artista.” (Ivi)
In Guglielmo Ciardi abbiamo un altro grande poeta della natura lagunare e del suo entroterra (Quinto di Treviso e il Sile). Anche lui ne sa cogliere l’anima profonda e sa inserirsi pienamente nel suo “genius loci”. ”A Quinto il Sile si allarga a formare quasi un lago. Così il pittore scopre di volta in volta  gli incantevoli paesaggi sul fiume dove l’acqua nasce dal greto come per magia silenziosa e al suo tempo limpida, i piccoli sentieri prospicienti che caratterizzano  le sue basse sponde, i riflessi sulle sue acque, il lavoro dei contadini, le trasparenze dei cieli o il biancore del vago orizzonte. (…) Il Mulino sul Sile o Il Sile a Quinto fu tra i soggetti più amati; esistono diversi disegni preparatori di questo tranquillo angolo di campagna; il barcaiolo accosta con abilità la sua piccola imbarcazione e la posizione del corpo ricorda gesti antichi consumati persino sulle sponde del  lago Inle dove i pescatori si destreggiano tra le isole galleggianti con riti eterni. La luce diventa  anche in questo quadro elemento fondamentale e imprescindibile del suo sentire e vivere il paesaggio prima di dipingerlo. La campagna si dilata piatta,  lontana in una panoramica cinematografica e i colori sono squillanti.
Generalmente Ciardi predilesse le difficili gamme dei verdi e la variabile stesura degli azzurri; fu abile nel cogliere le sottili assonanze di colori nel corso della giornata preferendo quelli assolati che studiò a lungo con ricognizioni frequenti finalizzate ai suoi scopi nei luoghi di lavoro. (…) “Regista” di spazi ampi amò questa natura del suolo incerta tra la terra e l’acqua, i fontanassi del fiume, i mulini, le leggende tramandate dai contadini che talora ascoltava curioso; lavorò sulle rive frondose e tra i modesti canneti e i canali, ma sul finir del secolo,  a Venezia, fu pure affascinato dal treno che vi giungeva veloce e dai primi insediamenti industriali”. (Ivi). (Source www.artericerca.com, consulté le 11 octobre 2024)

Titre

Il senso della Laguna e del mare nella pittura veneta di luce e di colore 15. La poetica della Laguna in alcune opere di Guglielmo Ciardi (Venezia 1842 – Venezia 1917)

Créateur

Éditeur

diarteedibellezza.wordpress.com

Date

16/09/2017

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Source

diarteedibellezza.wordpress.com (consulté le 11 octobre 2024)
Illustration. Mulino e barcaiolo, Guglielmo Ciardi, 1842-1917)

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