Description

"Ossi di seppia”: l’esordio di Montale. Eugenio Montale, poeta genovese classe 1896 e premio Nobel per la letteratura nel 1975, ha sempre amato il mare: la sua salute cagionevole gli imponeva di trascorrere molte ore sulle spiagge più belle delle Cinque Terre liguri e in particolare nel piccolo paesino di Monterosso. Il mare ha quindi un ruolo importante nella sua esistenza: in esso si ritrovano le inquietudini della vita, di quella bufera che costantemente ci accorpa e ci distrugge. Montale pubblica la sua prima raccolta poetica nel 1925.

“Ossi di seppia” è la fusione dei modelli e delle lezioni che negli anni hanno ispirato il poeta genovese: il pensiero di Schopenhauer, il legame con la poesia dannunziana, l‘esperienza crepuscolare e l’umiltà del Pascoli. Mediterraneo: il mare di Eugenio Montale La raccolta “Ossi di seppia” è suddivisa al suo interno in altre quattro sezioni: “Movimenti”, “Ossi di seppia”, “Mediterraneo” e “Meriggi e ombre”.

La terza sezione, “Mediterraneo”, si distacca da quelli che sono i criteri che Montale ha utilizzato nel sistemare la sua raccolta d’esordio: si tratta infatti di una sezione contenente nove componimenti che sono fusi unitariamente in un unico poemetto. Le prime quattro poesie cantano del poeta che si sente affine al mare che viene inteso come un oggetto di fecondità; ma il quinto componimento rappresenta un punto di svolta perché il poeta lascia la fecondità dell’acqua marina ed entra in contatto con l’aridità della terra. Infine, gli ultimi quattro componimenti, sono poesie di terra e dense di malinconia per il suo Mediterraneo. L’opposizione tra mare e terra, fecondità e aridità, è tangibile in tutta la sezione: il Mediterraneo è quindi un simbolo di una vita che genera vita, di un continuo ribollire e un continuo rimescolarsi e che si discosta dalla distesa di sassi che invade la terra. Il titolo della raccolta è denso di significato: nella poetica di Montale, gli ossi di seppia sono i residui calcarei di quei molluschi che il mare deposita sulla sua riva e alludono alla condizione di aridità dell’animo umano che è quasi ridotto all’inconsistenza. Nella raccolta poetica, Montale descrive una realtà priva di fondamenti metafisici in cui l’uomo è costretto a vivere in una dolorosa inquietudine; la poesia degli “Ossi di seppia” non è in grado di cogliere l’assoluto e di fornire all’uomo messaggi positivi, ma semplicemente si limita ad esprimere l’aridità della condizione umana. Si tratta quindi di una “poetica degli oggetti”, cioè incentrata sulla realtà e sui suoi elementi: è la poetica del cosiddetto correlativo oggettivo elaborata da Eliot negli stessi anni in cui operava Montale. Commentaire partiellement extrait de Arianna Spezzaferro in Libero pensiero

[Présentation]

La Ligurie : les « Os de seiche »

Né à Gênes en 1896, Eugenio Montale fait des études classiques enrichies par de vastes lectures. Il se destine au bel canto, mais la mort de son vieux maître de chant, puis la guerre interrompent ces débuts. Montale est officier d'infanterie (1917-1918). Rentré à Gênes, il s'adonne à la critique littéraire et fait découvrir au public italien Italo Svevo, le romancier de La Coscienza di Zeno (1925, La Conscience de Zeno). La même année paraît, chez l'éditeur antifasciste Piero Gobetti, Ossi di seppia (Os de seiche) : le premier recueil d'un homme qui déclare n'avoir pas, au début, été bien sûr de sa vocation poétique deviendra vite le bréviaire poétique et moral de toute une génération. À cela, deux raisons, littéraire et politique, qui n'en font qu'une : tordant le cou à la rhétorique, jusqu'alors florissante avec les chantres nationaux Carducci (1835-1907) et D'Annunzio (1863-1938), qu'encourage le fascisme en pleine ascension, Montale fait découvrir, sur un ton de confidence presque hermétique, tout en laconismes et en silences, la vérité du monde. Une tristesse empreinte de gravité pèse sur le paysage ligure – les Cinqueterre, Monterosso al Mare, où Montale passe ses vacances dans la villa familiale –, aride, désolé, qu'animent seuls des oiseaux surprenants (huppe, vanneau), témoins d'une liberté impossible, et le flot méditerranéen, symbole de la pureté perdue après le drame de la fin de l'enfance, ce « père » avec qui le poète entretient une sorte de dialogue freudien. Ce monde muet – choses et mots réduits à l'essentiel : l'os de seiche – écrase le poète toujours plus solitaire comme sous une cloche de verre. La communication, difficile, ne peut s'y exprimer que par le refus : « ce que nous ne sommes pas, ce que nous ne voulons pas », ou par l'espoir, symbolique peut-être, d'un sacrifice permettant l'évasion d'autrui : lucidité compatissante, pessimisme viril. Malgré une parenté lointaine avec l'intimiste G. Pascoli et les « crépusculaires » (G. Gozzano), ainsi qu'avec des poètes li [...]
in Encyclopédia universalis
https://www.universalis.fr/encyclopedie/eugenio-montale/1-la-ligurie-les-os-de-seiche/

Titre

Ossi di seppia [Extraits]

Titre Alternatif

Os de seiche [Extraits]

Éditeur

A. Mondadori (Milano)

Date

1963

Langue

Couverture temporelle

Droits

Non libre de droits