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Attraverso le parole della grande scrittrice sarda Grazia Deledda, l'articolo propone un itinerario tra natura, storia e letteratura.
[Extrait]
"“Ho vissuto coi venti, coi boschi, con le montagne, ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo, ho mille e mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce, per ascoltare la voce delle foglie, ciò che raccontava l’acqua corrente, ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne; ho ascoltato i canti e le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo, e così si è formata la mia arte, come una canzone o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo” scrive Grazia Deledda nell’opera La mia Sardegna. Un mettersi all’ascolto della sua Isola, dei suoi suoni, dei suoi colori, le è valso il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, unica donna italiana a riceverlo. E, nella Sardegna lontana dalle strade più battute e dal mare, restano, quasi intatti, i luoghi che l’hanno ispirata, dove i personaggi dei suoi romanzi sembrano venire alla luce e passeggiare per le strade.

Nuoro, L’Atene sarda
Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l’Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell’Isola. Abbiamo artisti e poeti, scrittori ed eruditi, giovani forti e gentili, taluni dei quali fanno onore alla Sardegna e sono avviati anche verso una relativa celebrità” scrive Deledda, appena ventenne, nella Rivista delle tradizioni popolari italiane. Artisti come Francesco Ciusa e Antonio Ballero, scrittori come Sebastiano Satta, animavano il capoluogo della Barbagia guardando al “continente” come cittadini del mondo, ma consapevoli del valore delle proprie tradizioni. Visitare Nuoro significa perdersi in questo incontro/scontro.

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Titre

Sardegna, nei luoghi di Grazia: viaggio nell'immaginario della Deledda

Créateur

Éditeur

La Repubblica

Date

4/11/2021

Place

Format

Site web La repubblica (Consulté le 16 mars 20022)

Source

www.repubblica.it/cultura
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