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La villeggiatura
Quando la vacanza era un privilegio per le classi agiate, la si chiamava villeggiatura e occupava lunghi periodi estivi. Il cinema italiano ha mostrato la villeggiatura in vari modi, mantenendo uno sguardo soprattutto retrospettivo per quel che riguarda la prima metà del ‘900. Ad inizio secolo sono ambientati Morte a Venezia di Luchino Visconti (1971) e La contessa azzurra di Claudio Gora (1960). Nel primo, trasposizione di un romanzo di Thomas Mann, la lunga vacanza al Lido, tra spiaggia e alberghi di lusso diventa il contenitore temporale della vicenda del musicista attratto da un’adolescente polacco mentre nel secondo la villeggiatura è solo un breve momento nella storia di registi, produttori e attrici nel periodo del cinema muto. Gli anni ’30 a villeggiature estive e movimentate presso i parenti di Sasso Marconi (La via degli angeli di Pupi Avati, 1999), e ad agiati periodi di riposo sul litorale veneto, quali piacevoli pause nella ricerca di una giovane moglie per un ricco italoamericano (Americano rosso di Alessandro D’Alatri, 1991). La villeggiatura cinematografica dei primi anni ‘40 non può essere spensierata e deve fare i conti con il periodo bellico, che vede, in Estate violenta di Valerio Zurlini (1959), fare da sfondo a Riccione all’amore contrastato tra un giovane studente e una bella vedova di guerra, e che in Hotel Meina di Carlo Lizzani (2007) si sofferma su un gruppo di ebrei, villeggianti forzati in un hotel sul lago Maggiore. Nel dopoguerra il cinema italiano racconta in diretta le lunghe vacanze, soffermandosi anche sulle sofferte vacanze delle servette al seguito di famiglie di commercianti che possono permettersi due mesi a Ladispoli (Il sole negli occhi di Antonio Pietrangeli, 1953). Ancora non per molti è Tempo di villeggiatura come spiega Antonio Racioppi nel suo film del 1956 ma ormai la vacanza contagia tutti ed è tempo di metterla decisamente in commedia.

Le vacanze nel dopoguerra: tempo di commedia
Con i primi segnali di ripresa la voglia di scappare al mare contagia un po’ tutti e la commedia si appropria del tema per raccontare domeniche in spiaggia, vacanze in città e avventure estive dagli esiti non proprio imprevedibili. A far da apripista è il delizioso Domenica d’agosto di Luciano Emmer (1950), intreccio di storie e personaggi durante una giornata festiva ad Ostia. Il film di Emmer funge da esempio per molta della commedia balneare del decennio e di quelli successivi, in gran parte dei casi più scanzonata e leggera rispetto al capostipite. Costruiti su tipi da spiaggia e bellezze in bikini, con i primi che corteggiano le seconde non sempre con successo, approdano sullo schermo tra gli altri Non scherzare con le donne di Giuseppe Bennati (1955), Vacanze a Ischia di Mario Camerini (1957), Mariti in città di Luigi Comencini (1958), Racconti d’estate di Gianni Franciolini (1958), Femmine di lusso di Giorgio Bianchi (1960), Le magnifiche sette di Marino Girolami (1961), Leoni al sole di Vittorio Caprioli (1961), Una domenica d’estate di Giulio Patroni (1962). In questo panorama Alberto Lattuada fa filtrare una verve antiperbenista (La spiaggia, 1954). Ci si occupa anche, ma in casi più sparuti, di vacanze sulla neve (Vacanze d’inverno di Camillo Mastrocinque, 1959) ancora comunque riservate a pochi abitué e a qualche casuale intruso.
Dal Boom alla crisi: inquietudini sotto la sabbia
La vacanza come specchio del boom, del suo benessere e delle sue prime crepe, con la registrazione dei segnali che annunciano la crisi dei decenni successivi. La commedia all’italiana, con Dino Risi in testa (Il sorpasso, 1962), affronta il tema per evidenziare inquietudini, immaturità e sbandamenti (La voglia matta di Luciano Salce, 1961). L’argomento però non è più solo preda della commedia e volge al dramma, spesso sentimentale come nei casi di L’estate di Paolo Spinola (1966), con Enrico Maria Salerno diviso tra l’amante Nadja Tiller e la di lei figli Mita Medici, e di Amanti di Vittorio De Sica (1961) dove sullo sfondo della palladiana Villa di Maser affrescata dal Veronese e di Cortina si consuma il breve incontro tra Marcello Mastroianni e Faye Dunaway, colpita da un male incurabile. Le isole Tremiti e l’isola di Ponza fanno rispettivamente da sfondo a vacanze chiuse drammaticamente, rispettivamente per Violenza al sole – Un’estate in quattro di Florestano Vancini (1968), con un aitante Giuliano Gemma ucciso per gelosia, e per Il sole nella pelle di Giorgio Stegani (1971), fuga d’amore per una giovane Ornella Muti, figlia di un’industriale. La vacanza tocca tutti (Colpo di sole di Mino Guerrini, 1968) e nel segmentato La vita provvisoria di Vincenzo Gamma (1962), un episodio è dedicato a giovani novizie in spiaggia, con una di loro che rischia l’annegamento. Sergio Citti racchiude umanità varia, compresa una giovane Jodie Foster da maritare perché incinta, e miserie quotidiane in Casotto (1977), sul litorale romano.

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Villeggiatura e vacanze nel cinema italiano, 1949-2011

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Mostra fotografica a cura di Antonio Maraldi

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www.casadelcinema.it
Accéder au site (consulté le 4 juin 2022)

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