Description

[Extrait]
Tutte le strade portano a Istanbul Iniziare un viaggio nel Mediterraneo dal mare è qualcosa di estremamente banale. Sembra offrire prospettive assai più stimolanti iniziarlo da ciò che si avvicina maggiormente all’idea della vastità marina: il deserto. In quanto terra che appare infinita, priva di variazioni, ripetizione della stessa forma, il deserto serve come il mare a separare, a stabilire delle discontinuità. Proprio l’immagine del deserto è presente con evidenza nell’opera di Pasolini almeno a partire dall’ultima scena di Teorema,7 in cui fa da sfondo al grido disumano di Paolo, il padre della famiglia borghese che nel film viene progressivamente sconvolta dalla visita di un misterioso ospite. Nel film del 1968, il deserto rappresentava per il regista “il paesaggio del contrario della vita [che] si ripeteva dunque non offuscato o interrotto da niente. Nasceva da se stesso, continuava con se stesso, e finiva con se stesso.”8 Se il mare è da sempre metafora e fonte di vita, il deserto, pur rappresentando il suo contrario, mantiene la medesima idea di sameness, identità con se stesso. Nella prospettiva della famiglia protagonista del film, ciò che rappresenta il contrario della vita è però anche lo spazio più lontano dalla propria condizione borghese, quello ad esempio delle periferie ai margini delle grandi città, che di fatto il padre deve attraversare prima di raggiungere il deserto, come se tra le due realtà vi fosse una contiguità spaziale. Pasolini, infatti, ha parlato spesso della periferia – una delle sue ossessioni tematiche a partire dall’incontro con Roma e la scrittura di Ragazzi di vita (1955) – nei termini di una realtà desertificata, proprio come in questo splendido appunto dal suo incompiuto e postumo romanzo Petrolio (1992), dove le borgate appaiono – in una omologia diretta con la sua idea di deserto – come “ripetizioni di una stessa forma”: Come costellazioni, questi gruppi di abitazioni, si spingevano dal deserto desolato verso costellazioni più fitte. Ma il silenzio era meno profondo che nel deserto. Negli enormi cortili di materiale povero, cemento spruzzato per parere marmo, mattoni che parevano finti, il vuoto era assoluto. In qualcuna soltanto due o tre donne stavano raccolte, profilandosi oscure contro le [pareti metalliche], con in mano sacchetti di plastica bianca, semitrasparente. C’erano anche dei bambini, lontani, silenziosi, per lo più oltre i cortili, tra i muretti di cinta e i fossati secchi e colmi di rifiuti oltre i quali si stendeva il deserto. (Pasolini, Petrolio, Torino, Einaudi, 1992, p.492.)

Table des matières

Tutte le strade portano a Istanbul
Edipo al Bivio
La zattera di Medea
Bibliografia

Titre

Istambul KM. 4.253: attraverso il Mediterraneo di Pier Paolo Pasolini

Langue

Format

Article scientifique, 26 pages

Source

https://escholarship.org
Lire en en ligne (consulté le 8 juin 2022)

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