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Analisi dello scrittore siciliano sui complessi rapporti tra Pirandello e la sua terra: l’autore è diviso fra l’odio per gli stereotipi e la consapevolezza dell’importanza delle radici.

[Extrait]
Teatro dialettale? È il titolo di un articolo che Pirandello pubblica sulla Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali del 31 gennaio 1909. Quel punto interrogativo denunzia senza possibilità d’equivoci la posizione fortemente critica dell’autore il quale, fin dal primo rigo, si dichiara esser nemico «non dell’arte drammatica, bensì di quel mondo posticcio e convenzionale del palcoscenico dove l’attore fa proprio il contrario di ciò che ha fatto il poeta. Rende cioè più reale e tuttavia men vero il personaggio creato dal poeta; dà una certezza artefatta, in un ambiente posticcio, illusorio, a persone e azioni che hanno già avuto un’espressione di vita superiore...».

Entrando nel merito del teatro dialettale siciliano, la posizione di Pirandello si fa più rigida. In quegli anni due grandi attori, Giovanni Grasso sr e Mimì Aguglia, stanno portando nei teatri di tutto il mondo, e con grandissimo successo, il repertorio siciliano. Tanto per fare un esempio, Isaac Babel’, che vedrà qualche anno appresso recitare Grasso in Russia, ne scriverà un articolo memorabile. Ma questo, in un certo senso, aggrava quel rapporto di subordinazione dell’autore nei riguardi dell’attore, perché, scrive Pirandello, stando così le cose, «non si può creare, ma tutt’al più si possono far soltanto canovacci e scenarii da commedia dell’arte per le spaventose bravure del signor Grasso e della signora Aguglia», vale a dire «manifatturare una Sicilia d’importazione». Quella, per intenderci, del sole ardente, del sangue caldo, del coltello facile, dell’onore macchiato da lavare col sangue. Quella Sicilia da carretto siciliano o da opera dei pupi che gli è lontanissima, addirittura estranea. Ma, a parte la situazione contingente, che senso ha scrivere in dialetto? Ha senso solo, afferma Pirandello, se un autore ha, o è costretto ad avere, un corredo linguistico limitato al dialetto e un orizzonte artistico contenibile entro la geografia regionale, perché «una letteratura dialettale, insomma, è fatta per restare entro i confini del dialetto». E in quanto al successo di Grasso e dell’Aguglia, la cosa è spiegabilissima, essi «non avrebbero neanche bisogno di parlare per farsi applaudire: basterebbe la mimica».

Titre

Pirandello. Dialetto, nemico amatissimo

Titre Alternatif

L’Oodio per gli stereotipi

Éditeur

La Stampa (IT)

Date

23/6/2007

Langue

Source

http://www1.lastampa.it
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